Cultura – Chiese di Alcamo
La Basilica di Santa Maria Assunta sorge in Piazza IV Novembre, risalente al XIV secolo, fu ricostruita nel 1700 dagli architetti Angelo Italia e Giuseppe Diamante; la facciata è di Emanuele Cardona. La struttura conserva dalla precedente costruzione il campanile a bifore e, all’interno, la cappella tardogotica della S. Spina, (1430).
La pianta della chiesa è a croce latina a tre navate divise da due file di colonne in marmo rosso proveniente dal vicino Monte Bonifato.
Gli affreschi della volta (Assunzione, Gloria, Incoronazione della Vergine), della cupola e dell’abside sono opera dell’artista fiammingo Guglielmo Borremans del 1736-1737. Entrando all’interno della Basilica, nella navata sinistra si nota la prima cappella, intitolata alla Madonna del Lume, con un fonte battesimale marmoreo dell’inizio del XVI sec. e la tela della Madonna del Lume di Giuseppe Renda (fine sec. XVIII).
Nella seconda cappella, della Madonna del Carmine, da segnalare le due tele di Guglielmo Borremans e la statua lignea della Madonna del Carmelo (fine sec. XVII-inizi XVIII).
A seguire troviamo la cappella intitolata alla Madonna di Trapani o delle Grazie, raffigurante la Madonna col Bambino, statua marmorea di Giuseppe Marino (1730), e il bassorilievo di Antonello Gagini con la Dormitio Virginis (1529).
Nella quarta cappella, intitolata dal 1549 ai Quattro Incoronati, si trova la tela dei Quattro Santi di Filippo Randazzo (1737); nella quinta cappella, dedicata a San Francesco, si può ammirare l’affresco della Madonna della Neve, fine del XIV secolo, di autore ignoto. L’altare del transetto sinistro è adorno della statua di San Pietro realizzata da Giacomo Gagini nel 1586, mentre al di sotto di esso si trova il corpo di S. Vincenzo martire. Seguono la cappella dedicata a Sant’Anna, con i due sarcofagi dei fratelli Giovanni e Giuseppe Da Ballis (sec. XVI), e quella della Madonna dei Miracoli in cui si custodisce il suo simulacro, oggetto di grande venerazione nel corso dei secoli da parte dei cittadini alcamesi e non solo: si tratta di una statua lignea, opera del 1720 di Lorenzo Curti, che fu anche l’autore degli stucchi della chiesa, coadiuvato dai suoi figli. Nell’abside troviamo l’Assunta, grande tela attribuita a Francesco da Castello (1605), e il coro ligneo (1748). ; Seguono la cappella del SS. Sacramento, con la pala d’altare realizzata da Giuseppe Carrera (Ultima Cena, 1614), e la quattrocentesca cappella della S. Spina, caratterizzata da una campata ad archi ogivali, all’interno della quale si trova l’affresco della Pentecoste di autore ignoto; inoltre, vi si conserva un reliquario d’argento del 1636, contenente la sacra spina. La cappella del transetto destro è dedicata al Sacro Cuore di Gesù.
Invece nella navata destra all’interno della prima cappella denominata Mastrandrea o “del Privilegio” si custodisce la piccola opera marmorea di Antonello Gagini del 1519 (Madonna tra i SS. Filippo e Giacomo), e due tele seicentesche con San Carlo Borromeo e San Filippo. La cappella cinquecentesca di Santa Lucia, fondata da Giovannello De Ballis, conserva i due sarcofagi dello stesso Giovannello e del figlio Graziano, e i due ritratti di Don Giovanni e di suo fratello, il sacerdote, Giuseppe De Ballis, attribuiti a Filippo Paladini (prima metà del sec. XVII). Segue la cappella dei Santi Crispino e Crispiniano, di cui si segnala la tela raffigurante i Santi di Tommaso Pollaci del 1776. Nella cappella successiva si trova il prezioso Crocifisso dell’Abbondanza in mistura, realizzato da Antonello Gagini (1519-1523), che per la tecnica di esecuzione si configura come uno straordinario unicum all’interno del catalogo del celebre artista palermitano.
La quinta cappella è intitolata alla Madonna di Fatima, di cui si mette in evidenza la tela della Madonna delle Grazie di Giovan Leonardo Bagolino (1566), padre di Sebastiano Bagolino. L’ultima cappella, realizzata su progetto di Paolo Portoghesi fu realizzata nel 1995, accoglie le spoglie mortali di Don Giuseppe Rizzo (1863-1912), personalità di spicco della recente storia della città di Alcamo. La Chiesa Madre costruita nel cuore del centro storico alcamese è uno dei luoghi più importanti dal punto di vista storico e culturale, scrigno sacro di tesori artistici di enorme prestigio.
Il santuario omonimo è dedicato alla Madonna dei Miracoli patrona della città di Alcamo. La chiesa venne edificata nel 1547 su progetto di Girolamo Vicchiuzzo e per ordine del governatore di Alcamo e capitano di giustizia Don Fernando Vega, in seguito al ritrovamento di un’icona della Madonna dei Miracoli in una cappelletta abbandonata. Successivamente il santuario subì diverse modifiche, tra cui una ristrutturazione all’inizio del XVIII secolo.
Nel 1901 si costituì al suo interno la pia associazione “Le predilette di Maria”. L’entrata della struttura è raggiungibile a piedi attraverso un sentiero in discesa ricoperto in ciottoli, chiuso al traffico veicolare; il viale termina con un’ampia scalinata. Il santuario, in stile barocco-rinascimentale, presenta due facciate, ognuna provvista di un portale. Nella facciata principale (che si rivolge verso il sentiero) è presente una finestra a tribuna cinta da altre due di dimensioni minori. L’interno del santuario si sviluppa lungo un’unica navata. In una cappella sulla sinistra, circondata da un arco a tutto sesto in marmo rosso, si trova un quadro che raffigura la Madonna dei Miracoli. Il 21 giugno 1784 l’immagine della Madonna venne incoronata. Il quadro fu ridipinto nel 1890 in seguito ad un incendio e venne ricostruito nel 1963 dal pittore siciliano Gianbecchina. All’interno del santuario sono presenti inoltre decorazioni in stucco di Nicolò Curti, un affresco rappresentante la glorificazione della Madonna dei Miracoli e dipinti su tela di Giuseppe Patania risalenti al XIX secolo, tra cui la tela sull’altare maggiore (1828) che rappresenta la Madonna dei Miracoli con i santi Rocco, Sebastiano e Rosalia, compatroni della città di Alcamo. Vicino all’entrata principale si trova inoltre un sarcofago manierista in marmo scolpito da Rocco di Rapi nel 1557, contenente i resti di Don Fernando Vega. Il culto della Madonna dei Miracoli ad Alcamo risale al 21 giugno 1547, data in cui si ricorda l’apparizione della Madonna ad alcune popolane in prossimità di un torrente che scorre a nord della città. Secondo la tradizione, le popolane, tra cui una cieca e una sorda, mentre erano intente a lavare i panni al torrente, videro apparire una donna con un bambino e vennero colpite da una raffica di sassi che furono spostati durante l’apparizione, senza però subire alcuna ferita o dolore; al contrario, dopo essere colpite dai sassi, provarono stranamente un certo senso di benessere e guarirono.
Dopo avere appreso tale notizia, i mariti delle donne, pensando che si trattasse di una burla, andarono a investigare sull’accaduto, pensando che ci fosse qualcuno nascosto tra i cespugli ma non trovarono nessuno. Sul caso investigarono anche le autorità locali, che abbatterono un boschetto lì vicino trovando le rovine della “cuba”, un antico arco di mulino del quale si era persa memoria, e al suo interno un affresco su pietra di un pittore ignoto del XIII secolo, raffigurante la Madonna col bambino Gesù, alla quale in un primo tempo i fedeli diedero il nome di “Madonna Fonte della Misericordia”. Dopo tale rinvenimento gli alcamesi iniziarono a pregare in presenza dell’immagine ritrovata e nei giorni seguenti accaddero diversi miracoli. A partire dal 1547, la Madonna dei Miracoli divenne dunque la santa patrona della città di Alcamo, sostituendo il Santissimo Crocifisso, che era santo patrono di Alcamo e di altri comuni limitrofi (tra cui Calatafimi e Salemi).
In un contesto interamente rinnovato, la piazza “Ciullo” di Alcamo conserva ancora rilevanti strutture di un passato monumentale, come il vasto complesso architettonico del Collegio dei PP. Gesuiti. La costruzione venne realizzata nei primi anni della seconda metà del Seicento, successivamente al 1642 (anno di stipula del contratto per la sua realizzazione), ma non verrà completata in tutte le sue parti. Del progetto originario abbiamo testimonianza dalla nota planimetrica rinvenuta alla Biblioteca Nazionale di Parigi, unico documento storico finora conosciuto come primo progetto del Collegio, e che reca scritto sul retro “Alcamo”. Dell’impianto originario della seconda metà del Seicento rimangono oggi le ali nord ed ovest che, sia al piano terra sia al primo piano, malgrado alcune trasformazioni intervenute nei secoli successivi, hanno mantenuto le caratteristiche morfologiche e tipologiche originarie, nonché le tracce murarie dell’originario corpo scala e di un’aliquota delle volumetrie che si attestano sull’ala ovest. Il Collegio dei Gesuiti ad Alcamo, fondato a metà del ‘600 per le esigenze della diffusione della fede e della formazione spirituale, viene arricchito, nel ‘700, con un loggiato secondo i modelli della trattatistica colta del tempo. Il restauro, a cura del prof. ing. Giovanni Palazzo, dell’ing. Vincenzo Di Giuseppe, dell’arch. Adriano Navarra, con la collaborazione dell’arch. Anna Maria La Fisca, destinandolo a Biblioteca Civica ed a sede di rappresentanza del Comune, lo ha ricollocato nel suo ruolo centrale all’interno del tessuto urbanistico. Situata nel centro di Piazza Ciullo, domina la visuale grazie all’imponenza della sua facciata, con in cima un grande orologio di forma circolare. All’interno sono custodite delle tele degli allievi del Novelli e nell’abside un grande dipinto di Giuseppe Renda raffigurante la Circoncisione.
La chiesa di San Francesco di Paola detta anche della “Badia Nuova”, risale al 1531. Nel 1699 fu demolita e ricostruita su progetto di Giovan Biagio Amico e in seguito, nel 1724, arricchita di pregevoli opere d’arte. All’interno vi sono otto statue in stucco eseguite nel 1724 da Giacomo Serpotta e sono tra i principali capolavori dell’artista che si avvicina per vigore espressivo alle opere del Bernini. Le statue che ornano le pareti sono: La Pace, La Mansuetudine, La Fortezza, La Purezza, L’Addolorata, La Maddalena, S. Pietro e S. Paolo. Tra le pitture vi si ammirano una tela di Pietro Novelli detto il Monrealese (S. Benedetto da Norcia) di notevole valore artistico e un’altra del Trapanese Andrea Carrera (S. Francesco di Paola) del 1642. La navata unica ha copertura a botte e altari laterali poco incassati tra semplici paraste scanalate, ed è animata da una sobria decorazione a stucco. Custodisce una splendida tela di Pietro Novelli raffigurante San Benedetto da Norcia che distribuisce la regola. I cittadini di Alcamo sono particolarmente devoti a questo Santo, Patrono della Regione Sicilia. In suo onore viene realizzato un corteo storico rievocativo che coinvolge tra preghiera e momenti folkloristici tutta la città.
Secondo la tradizione storiografica questa chiesa in stile seicentesco fu costruita tra il 1224 e il 1226 da Angelo da Rieti, compagno di san Francesco, il documento di acquisizione della chiesa da parte della provincia siciliana, bollato da papa Clemente VI, risale al 1348. Tra il 1379 e il 1380 subì un rifacimento. A partire dal XVI secolo, la chiesa di San Francesco d’Assisi diede il nome ad uno dei quartieri più antichi di Alcamo assieme agli altri tre quartieri di San Giacomo de Spada, San Calogero e Maggiore Chiesa. La struttura fu soggetta ad un secondo rifacimento tra il 1608 e il 1648, periodo durante il quale venne prima demolita e poi ricostruita. In questo periodo venne inoltre ricostruito il convento annesso alla chiesa. Al 1916 risale la fondazione nella chiesa della congregazione del Preziosissimo Sangue di Cristo, alla quale seguì la congregazione della Madonna della Salute (1944).
In seguito al terremoto del Belice del 1968, per riparare ai danni subiti della chiesa e del convento, venne realizzata la terza attività di restauro, che durò dal 1975 al 1976. L’interno della chiesa è ad una navata, con una cappella laterale dedicata all’Immacolata Concezione.
Il campanile annesso alla chiesa è una delle poche parti rimaste immutate rispetto al progetto originale. Nell’altare maggiore è posizionata una tela del seicento di Andrea Carrera che rappresenta San Francesco d’Assisi nell’atto di chiedere l’Indulgenza della Porziuncola. Inoltre all’interno della navata sono conservate un’icona in marmo intitolata “Madonna col Bambino”, ritenuta probabile opera di Domenico Gagini (1586), e due sculture in marmo raffiguranti la Maddalena e San Marco attribuite ad Antonello Gagini (1520). Alla base della statua della Maddalena è raffigurata una scala e lo stemma della famiglia Scalisi, che la fece realizzare. Nella cappella dell’Immacolata è presente il dipinto raffigurante la Vergine di Giuseppe Carrera, realizzato nel 1610 e restaurato nel 1980.
Nella stessa cappella fino al 1884 erano presenti 34 quadri dei santi, che vennero aggiunti nel 1613 grazie ai confratelli dell’Immacolata Concezione, su quali fecero scrivere il proprio nome. In una nicchia della cappella si può inoltre ammirare la statua lignea di Maria Santissima Immacolata, scolpita nel 1695 dallo scultore trapanese Ignazio Ingrassia. Ed ancora sono presenti quattro quadri realizzati da Rosalino la Mattina raffiguranti i momenti salienti della Concezione di Maria e un altare in marmo realizzato nel 1951 dal castellammarese Giovan Battista Di Girolamo. Nella chiesa si trovano inoltre: il dipinto su tela dedicato a Maria Santissima della Salute, opera del sacerdote Francesco Alesi (1941).
Infine all’interno dell’oratorio è collocato un quadro realizzato nel 1888 dal pittore alcamese Nicolò Pizzitola che raffigura San Giuseppe Benedetto di Labre. Gli edifici attigui sono il chiostro francescano e la sede della “compagnia dell’Immacolata”, fondata nel 1596 e costituita da “gente civile”, “professori e sacerdoti”.
Nel 1533 in quella che oggi è conosciuta come Piazza Ciullo, venivano iniziati i lavori di edificazione della chiesa di Sant’Oliva che vide raggiungere l’aspetto attuale nel 1724, dopo la riedificazione ad opera dell’Architetto trapanese Giovan Biagio Amico. In questa chiesa fa sfoggio di sé, sull’altare maggiore una tela attribuibile all’anno 1639 al Pietro Novelli, intitolata “Le Anime del Purgatorio”. Gli altari sono adornati da bellissimi marmi policromi intagliati da Mariano e Simone Pennino. Gli stucchi sono di Gabriele Messina e di Francesco e Giuseppe Russo.
Tra le altre opere, si ammirano due sculture in marmo di scuola gaginesca raffiguranti “San Luca e Sant’Angelo” e l’Annunciazione, gruppo marmoreo eseguito nel 1545 da Antonino e Giacomo Gagini. Di particolare importanza è la statua in marmo eseguita da Antonello Gagini raffigurante S. Oliva, considerata tra le opere più belle dell’artista. Il tetto della chiesa, subì gravi danni in seguito al sisma del 1968 e ad un incendio nel 1987, che lo distrusse, ma fu ricostruito pochi anni dopo.
La chiesa dei Santi Paolo e Bartolomeo è la più alta espressione del Barocco alcamese risalente al XVII secolo. Costruita nelle strutture attuali nel 1689, è sfarzosamente decorata con stucchi di Vincenzo e Gabriele Messina e con affreschi di Antonino Lo Grano. Tra il 1775 e il 1809 si procedette all’ultimazione del prospetto, alla costruzione delle cappelle laterali del Santissimo Sacramento e della Madonna dei Miracoli (patrona della città di Alcamo) e di un’anti sagrestia. Durante questo periodo (precisamente nel 1778) fu inoltre collocato un orologio in rame nel campanile sulla facciata a sinistra (guardando dall’esterno), che fu sostituito nel 1846 con uno in acciaio e definitivamente rimosso nel 1910 in quanto non più funzionante. Nel 1916 fu poi restaurato l’altro dei campanili sulla facciata. Dopo il terremoto del Belice del 1968, vennero svolte delle opere di restauro sulla facciata, eliminando la calce e lo stucco che erano stati aggiunti durante altre manutenzioni svolte precedentemente. La chiesa, con pianta a croce latina, presenta tre navate, a ognuna della quali è associata una porta sul prospetto (una centrale e due laterali). Sulla facciata, realizzata su disegno del 1782 di Emanuele Cardona, sono visibili due campanili, dove sono collocate 4 campane del peso complessivo di 20 quintali, delle quali una era utilizzata per il funzionamento dell’orologio oggi non più esistente.
Le navate sono divise da due file, quattro colonne monolitiche di marmo rosso del monte Bonifato poggiate su basi di forma quadrangolare. L’abside presenta una finestra ad occhio, dove nel 1927 venne aggiunta una croce in ferro battuto. Nella chiesa si trovano il battistero e due altari sulle navate minori: A destra l’altare della Madonna dei Sette Angeli, inoltre sulla stessa parete è presente una tela intitolata “Madonna dei Sette Angeli”, realizzata da Giuseppe Felice nel 1703; A sinistra troviamo l’altare di San Bartolomeo sul quale è stata collocata una tela raffigurante il Santo, dipinta da Narciso Guidone nel 1616. A seguire si trovano le seguenti cappelle: cappella del Santissimo Crocifisso e cappella della Madonna del Miele sul transetto; cappella del Santissimo Sacramento e cappella della Madonna di Pompei accanto al presbiterio. Sull’abside si trova un dipinto su tela raffiguranti i santi Paolo e Bartolomeo, realizzata da Giuseppe Felice nel 1701. Nella cappella della Madonna del Miele si trova un dipinto di quest’ultima risalente al 1300 circa, considerata l’opera più antica della città. Questo proviene dalla chiesa di Santa Maria della Stella, la prima chiesa madre di Alcamo, ed è attribuito a Barnaba da Modena. La realizzazione degli stucchi all’interno della chiesa sono attribuiti a Vincenzo e Gabriele Messina, mentre gli affreschi sono opera di Antonio Grano. Nella sacrestia della chiesa è inoltre conservata una tela del Sacro Cuore di Gesù, opera di Giuseppe Carta del 1858.
Considerata come una delle più belle chiese in stile barocco dell’intera Sicilia, la chiesa dei SS Cosma e Damiano fu edificata intorno al 1500 ma ha preso l’aspetto contemporaneo grazie alla riedificazione, compiuta nel 1721-1725, per opera dell’architetto Giuseppe Mariani. Affascinante e singolare è la soluzione del tamburo che dentro ripete il contorno dell’aula, a pianta centrica esagonale, laddove, nella parte esterna, prende conformazione di prisma quadrangolare. All’interno di questo luogo sacro sono custoditi due grandi dipinti dell’artista fiammingo Guglielmo Borremans, rappresentano l’Immacolata e la Madonna che mostra il Bambino a Santa Chiara. Vi si serbano pure dipinti del trapanese Andrea Carreca (sec. XVII), e un seicentesco Crocefisso legnaceo. L’articolato e fremente interno è adornato da magnifici stucchi di Francesco Guastalla e Vincenzo Perez del 1722, ai quali si aggiunsero nel 1757 quelli realizzati da Gabriele Messina. Inoltre è possibile ammirare la coppia di splendide statue (1722) rappresentanti la Giustizia e la Carità Di Giacomo Serpotta.
La chiesa di Santa Maria di Gesù fu fondata secondo alcune fonti intorno al 1450 dal beato Arcangelo Placenza da Calatafimi. Altre fonti spostano la data di fondazione della chiesa alla fine del XV secolo. Inizialmente tale chiesa si trovava fuori dalle mura cittadine, in aperta campagna. Intorno al 1500 la chiesa dava il nome ad una porta delle mura difensive della città, detta appunto “Porta di Gesù”. Nel 1507 questo luogo sacro subì un rifacimento ed ingrandimento, finanziato dai governatori di Alcamo Federico Enriquez e Anna I Cabrera (sua consorte). Questa data viene interpretata da altre fonti come la data di completamento dell’opera architettonica. Allo stesso tempo si procedette al restauro del convento. Tra il 1762 ed il 1776, per volontà del padre Lorenzo da Casteltermini, subì un successivo ampliamento, testimoniato dallo storico Ignazio De Blasi. Nel 1920 la chiesa fu intitolata parrocchia autonoma dal vescovo di Mazara. Nel 1997 furono svolti dei lavori di restauro durante i quali vennero rinnovati l’altare, l’ambone, il fonte battesimale, il candelabro e la sede presidenziale. Il portale di ingresso alla chiesa, in marmo di Carrara è stato comprato da Luigi Enriquez e Anna Cabrera (proprietari a quel tempo del castello dei Conti di Modica) ed è attribuito a Bartolomeo Berrettaro, scultore italiano vissuto tra la fine del XV secolo e l’inizio del XVI secolo. La volta e le pareti sono abbelliti da affreschi che raffigurano la vita di San Francesco d’Assisi, dipinti dal padovano Carlo Righetti nel 1901. Un tempo sull’altare maggiore era presente un affresco del XVI secolo del pittore Giovan Leonardo Bagolino dedicato a Santa Maria della Visitazione, successivamente spostato in una parete dietro l’abside. All’interno della chiesa è presente un dipinto del XV secolo attribuito al pittore palermitano Pietro Ruzzolone e commissionato anch’esso da Federico Enriquez e Anna I Cabrera, detto Madonna delle Grazie o Madonna greca, che rappresenta la Madonna della Grazia con il bambino Gesù in braccio, ai lati San Francesco d’Assisi e San Benedetto e in ginocchio tre paggi vicini al conte Federico Enriquez e tre damigelle accanto ad Anna I Cabrera. Tale dipinto fu oggetto di restauro nel 1855. All’interno di un’urna in vetro, si trovano inoltre le spoglie del beato Arcangelo da Piacenza, provenienti dalla chiesa di San Michele Arcangelo di Calatafimi e sistemate all’interno dell’urna nel 1961. Su una parete laterale è inoltre visibile la lastra tombale del beato Arcangelo. Nella sacrestia si trova una statua lignea raffigurante san Pasquale Baylon, opera di Giovanni Stellino (1835).
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