L’esperienza concreta e le difficoltà oggettive: l’incontro con la Dott.ssa Paola Gandolfo – 7 Gennaio 2023.
Ogni anno si svolge in tutta Italia l’iniziativa #ioleggoperché, che è la più grande iniziativa nazionale di promozione della lettura e sostiene le Biblioteche scolastiche, con una grande raccolta di libri. In quest’ottica, è stato proposto alle scuole di realizzare un contest e la tematica di quest’anno è stata proprio “Leggere per costruire un mondo più inclusivo”. Come si legge sul sito dell’iniziativa: “ I libri ci aiutano a crescere, ci affiancano nel capire meglio il mondo di oggi e la nostra società. I libri e la lettura possono essere occasioni per aprirci al mondo, possono ispirarci nel costruire un futuro più inclusivo”. Anche l’Istituto Comprensivo “Vivona” di Calatafimi-Segesta ha partecipato all’iniziativa, realizzando dei laboratori artistici, musicali, di lettura animata, di attività sportiva, dove tutti gli alunni , anche i ragazzi del plesso Capuana di Vita, hanno potuto dare sfogo alla personale creatività, sperimentando la bellezza di stare insieme, di confrontarsi, di conoscere le opinioni degli altri, di collaborare, senza nessuna discriminazione.
Successivamente, a partire da alcuni articoli giornalistici che riportavano casi di bullismo e cyberbullismo e di maltrattamenti nei confronti di disabili, sono stati approfondite le motivazioni di queste azioni e a che punto siamo in Italia e soprattutto nel nostro territorio. Abbiamo capito che la disabilità è la condizione di chi, in seguito a una o più deficit strutturali, ha una ridotta capacità d’interazione con l’ambiente sociale rispetto a ciò che è considerata la norma.
Nel tempo la sensibilità nei confronti di chi ha delle difficoltà è cambiata, soprattutto grazie a varie norme che sono state approvate a partire dalla nostra Costituzione.
In particolare forse è bene ricordare almeno due articoli:
Art. 3, che sancisce che: “Tutti i Cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione alcuna” e che «è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”. Lo stesso articolo vieta la distinzione “di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”.
Art. 38 , dove si prevede che: “Ogni cittadino inabile al lavoro e sprovvisto dei mezzi necessari per vivere ha diritto al mantenimento e all’assistenza sociale”. Assistenza quasi compensativa, quindi, una volta che siano state dimostrate l’indigenza e l’inabilità.
Ci siamo soffermati a riflettere sul ruolo della scuola, la quale permette l’integrazione, grazie alla presenza degli insegnanti di sostegno, ma non sempre le strutture sono attrezzate per accogliere chi ha delle disabilità fisiche (si parla a questo proposito di barriere architettoniche), nonostante la tecnologia ha fatto passi da gigante e potrebbe risultare molto utile. La realtà è che non sempre la politica e le istituzioni sono pronti nell’intervenire. Ma il problema più grande risiede nell’atteggiamento che tutti i cosiddetti “normodotati” hanno nei confronti di chi è considerato inabile e quindi inferiore, con atteggiamenti di indifferenza, di pietà e discriminazione. A questo proposito molto rilevante per gli alunni è stato l’incontro con la Dott.ssa Paola Gandolfo, fondatrice e Presidente dell’Associazione “Spazio Libero Onlus”. Ha raccontato del suo incidente all’età di 18 anni, del calvario ospedaliero, del lento ritorno alla vita e della solitudine che ha provato quando, ormai sulla sedia a rotelle, totalmente immobilizzata dal collo in giù ed ipovedente, dopo mesi di ricovero a Milano è rientrata a Salemi, suo paese di residenza, convinta di trovare ad aspettarla tutti i suoi amici e conoscenti.
La delusione è stata tanta quando invece si è ritrovata da sola, circondata soltanto dalla sua famiglia.
Tutti gli amici erano scomparsi, incapaci di relazionarsi con lei, evitata e considerata quasi invisibile. Ma lei non si è arresa e ha deciso di prendere l’iniziativa. Ha cominciato a scrivere di disabilità su un giornale locale, contattando tutti coloro che conosceva, facendo il primo passo e togliendo gli altri dall’imbarazzo, attraverso il suo carattere scherzoso e la sua intelligente ironia. Non solo, ha ricominciato il suo percorso di studi, iscrivendosi all’Università e conseguendo ben due lauree, ha deciso di fondare un’associazione, convinta che da soli è più difficile ottenere qualcosa. Ci ha ribadito quanto sia stato importante per lei lo studio ma soprattutto la fede, che insieme alla famiglia, rappresentano le sue ancore di salvezza. Ha raccontato tanto altro e noi speriamo che, prima o poi, decida di raccogliere in un libro tutta la sua esperienza. Tanti altri lo hanno già fatto (pensiamo a Bebe Vio, un’altra combattente che ispira con il suo esempio) e i loro libri per noi ragazzi, che in generale non amiamo tantissimo leggere, rappresentano un’ottima occasione per cercare di capire il mondo attorno a noi, così come recitava il titolo del contest di #ioleggoperchè.